Parla la mamma di Manuela Petrangeli, uccisa dall’ex: “Minacciata e perseguitata, aveva paura”
Manuela Petrangeli è stata uccisa a colpi di fucile dal suo ex compagno Gianluca Molinaro. Era l'ora di pranzo del 4 luglio 2024, la donna (50 anni e un figlio di 9 avuto con Molinaro) stava raggiungendo la sua auto al termine del suo turno di lavoro come fisioterapista nella casa di cura Villa Sandra. In quel momento lungo la strada è arrivata una macchina con a bordo Gianluca Molinaro. L'uomo le ha sparato due colpi di fucile senza neanche scendere dal veicolo ed è poi fuggito via.
La relazione tra i due era terminata nel 2020 quando Manuela si era convinta a lasciarlo. Da quel momento lui aveva iniziato a perseguitarla e minacciarla. "Io non sapevo nulla – ci dice la mamma scuotendo la testa – altrimenti sarei andata lì a dirgli che mia figlia non la doveva toccare neanche con un fiore". Manuela aveva paura di quell'uomo si confidava con le sue amiche più care e con sua cognata, Fabiana. "Lui le aveva tolto la voglia di vivere, spesso Manuela si svegliava la mattina e piangeva perché magari lui la sera prima l'aveva insultata fino a notte fonda. Non poteva più socializzare, non era libera di andare ad una cena senza la paura della sua reazione". Fabiana e le sue amiche avevano provato a convincere Manuela a denunciare l'ex ma lei aveva troppa paura: "Ci inoltrava i messaggi che lui le mandava e allora noi provavamo ad insistere ma lei non ce la faceva, aveva troppo timore per lei e per il figlio".
Il processo
Molinaro è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking e detenzione abusiva di arma. Le indagini si sono da poco concluse e la procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per l'uomo.
"La difesa di Molinaro ha fatto richiesta di rito abbreviato – spiega l'avvocato Carlo Testa Piccolomini, difensore della famiglia Petrangeli insieme alla collega Mascia Cerino – ma trattandosi di un'imputazione che prevede la pena dell'ergastolo, sarà bloccata questa richiesta per non permettere l'accesso dell'imputato allo sconto di un terzo della pena". Poiché la richiesta è stata presentata, il gip dovrà discutere solo su questo elemento il prossimo 2 dicembre durante un'udienza camerale e poi il processo potrà entrare nel vivo. "Per me lui merita l'ergastolo, deve stare in carcere 50 anni e anche di più – afferma mamma Patrizia – e lo vorrei dire anche al giudice guardandolo negli occhi: e se fosse capitato a tua figlia una cosa del genere?".